sabato 7 luglio 2007

PRESENTAZIONE DEL LIBRO GAZA, ed Stelle Cadenti,
5 MARZO – PODERE ROSA – ROMA

Mi sembra importante inquadrare questo libro che oggi presentiamo nel contesto della attività di Stelle Cadenti e delle edizioni in particolare.
La nostra associazione Stelle Cadenti, è una associazione culturale che si occupa soprattutto di arte contemporanea. Considerando l'artista vate e cantore del suo tempo, prestiamo particolare attenzione al valore sociale del fare arte, realizzando eventi negli spazi di vita normale delle persone, strade, case e quartieri, edifici dismessi e quant'altro. Il nostro scopo è di offrire un incontro il più largo possibile tra le persone e le diverse espressioni dell'arte contemporanea. Si creano così occasioni di incontro e di scambio tra espressioni di culture e storie diverse, tra arti visive, scrittura e musica. Pensiamo anche che sia inscindibile la presa di posizione e l'impegno nelle problematiche politiche e sociali del nostro tempo; nel 2002 abbiamo proposto l' appello un orizzonte di pace in Palestina, firmato da artisti e soci di chiara fama, per far nascere un arcobaleno di pace, “per riflessioni, e produzioni di opere, scritti, idee, manifestazioni che aiutino a promuovere pensieri e progetti vitali dando forza e dignità ai valori della parola e della comunicazione, per dare spazio a progetti e sogni di vita...” Questo stesso appello ovviamente è nato da una costante attenzione alla realtà della situazione in Medio Oriente ed alla volontà di creare occasioni di scambio tra le culture ed i popoli, che per noi ha significato realizzare iniziative di incontro nell'ambito delle manifestazioni d'arte che organizziamo.
La cultura, e la scrittura quindi, sono secondo noi uno dei mezzi per far crescere la conoscenza e quindi avviare possibili ponti di pace. Sappiamo bene come intellettuali ed artisti facciano paura ad ogni potere che non vuole vengano svelate le sue facce peggiori.
Le EDIZIONI Stelle Cadenti sono una emanazione della associazione, che vive delle esperienze intrecciate di scrittura, arte visiva e relazioni tra le persone. Realizziamo infatti piccoli libri a tiratura limitata, in cui la scrittura e l'intervento di arte visiva si intrecciano senza essere uno di supporto all'altro. Nasce da poco la collana scritti per leggere finalizzata alla valorizzazione della scrittura in libri, che vengono stampati in un numero limitato di copie per volta, e poi nuovamente stampati quando queste sono esaurite, per evitare ogni spreco delle risorse del pianeta, e mettere a disposizione occasioni di lettura e di approfondimento agili ed anche poco costosi.
La scrittura poetica, la letteratura riescono a fornire elementi di lettura del mondo molto più significativi degli stessi saggi e testimonianze, che a volte forniscono il supporto di dati alla immedesimazione che porta ad immaginare una storia in empatia con la realtà.
Nel realizzare questo libro abbiamo intrecciato due modi di entrare dentro la vita e la storia di un popolo, anzi, tre, se consideriamo anche le fotografie di Giorgio Palmera. Ne abbiamo scelte tre che offrono uno sguardo doppio: quello di coloro che hanno istoriato l'orribile muro, e quello del fotografo che ha colto quei segni. Ma due modi di scrivere e comprendere: Ettore Masina lavora sui dati di realtà, vi riflette, li collega, li esamina, parte dalla nostra vita, dalla storia recente, per condurci a comprendere la realtà della vita di un popolo sotto occupazione. Egli tiene un sito internet dove regolarmente pubblica le sue lettere, dedicate a commenti e riflessioni sugli eventi di attualità: è interessante leggere anche gli altri suoi testi, un punto di vista sul mondo sempre attento e stimolante. Per questo libro abbiamo scelto due lettere che a distanza di un anno e più parlano di Gaza, vorrei leggervi l'inizio della prima, del maggio 2004, e un piccolo brano del cap 3 della lett. 109, scritta appena dopo il ritiro unilaterale da Gaza. Questo è il commento, il messaggio di comprensione, l'empatia che si può provare per la vita di un popolo, e la sua sofferenza.
Di seguito i 4 racconti di Miriam Marino, che propongono un altro modo di entrare dentro la verità: quello della letteratura, che rivive, interpreta, testimonia creando dei racconti che sono “verosimili”, ed offrono una comprensione dall'interno, ci portano dentro il quotidiano di Gaza.
Miriam dall'inizio è parte di Stelle Cadenti, ed i suoi libri sono sempre opere significative e stimolanti. Ha condotto un percorso di scrittura che è anche un percorso personale, appropriandosi della propria identità di ebrea, scelta nuovamente in età adulta, ed assorbita nel parlare delle Madri di Israele, dell'incontro tra due donne, nel dialogo poetico Ruth e Naomi, nello scrivere i racconti sulla Shoa, in Ricordati di Amalek, e poi, con Ingiustizia Infinita, assumendo su di sé i due diversi e simmetrici dolori, quello dei palestinesi occupati e quello degli israeliani, eredi della shoa, ma anche progressivamente consapevoli del ruolo di occupante, ed oppressore, assunto dal loro governo.
In Gaza i quattro racconti si snodano dentro l'anima e la quotidianità dei palestinesi occupati, ma anche dentro l'anima dell'occupante, di chi deve farsi palestinese per studiare i palestinesi, e quindi diviene quella figura che impersona, e comprende che la lotta è dentro di sé, tra due parti di sé.
In questi anni ho visto l'immaginazione, la creatività di Miriam allargarsi e volare, entrare nella profondità del dolore per poi aprirsi anche all'ironia, che qui riesce a raccontare l'insolito evento di un vecchio che muore di vecchiaia nel suo letto come una sconvolgente novità, che porta persino gioia, quasi che la normalità di quel fatto, la naturalità di concludere la propria vita in vecchiaia, nel proprio letto, testimoni di un altro mondo possibile, dia un attimo di speranza, un allargamento di visuale.
La scrittura di Miriam è spesso ricerca di contenere e disciplinare l'emozione che preme, la rabbia contro ogni ingiustizia, le sofferenze imposte, l'ipocrisia, in un racconto che pur fondato su una approfondita documentazione, trascende il dato, lo interpreta, lo contestualizza e ce lo restituisce come un fatto, una storia di vita. I suoi personaggi sono persone vive, c'è un tocco di magia nel gestire il sonno e la veglia, lo scorrere dei giorni e la storia collettiva che viene descritta dalle vite individuali, dagli eventi che attraversano le persone.
Una delle immagini che mi ha colpito, è quella della bambola uccisa: si avvicina l'8 marzo, ed io ricordo la frase di una nostra canzone: la tua bambola fu l'arma che creò la vocazione d'esser donna, d'esser madre, di servire ad un padrone. Bene anche l'arma è stata uccisa, il simbolo si frantuma e gli schemi che abbiamo costruito per pensare alla identità femminile divengono schemi vuoti: non riusciamo ad immaginare quale identità della donna palestinese si formi, persino la sua bambola, tradizionale strumento di formazione e di educazione, è stata distrutta.

Ci piace particolarmente oggi essere qui, in una iniziativa tesa a finanziare una cooperativa di donne, proprio per questa coscienza che abbiamo della difficoltà della donna palestinese, più difficile entrare dentro la sua vita, i suoi giorni. L' iconografia diffusa la vuole stretta dentro i vincoli di una legge islamica che la chiude in veli, la copre anche quando esce, quando dovrebbe essere allo scoperto. Eppure conosciamo ed abbiamo incontrato donne palestinesi attive, impegnate nei gruppi internazionali, o creative a gestire le difficoltà, la miseria, organizzandosi per salvare il salvabile, trovare piccoli sprazzi di gestione della vita, cooperative, gruppi di autoaiuto, scambi. Ci sembra che sostenere una cooperativa di donne sia un modo valido per sostenere la formazione di una identità femminile attiva, libera, che possa contrastare i tentativi di chiusura e di oppressione. Particolarmente significativa in questo momento, quando la vittoria di Hamas alle elezioni sembra giustificare ogni sorta di ritorsione e rapina .

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